19 ott 2017

Le avventure di Alice sottoterra (SECONDA PARTE)

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Alice au pays de merveilles, illustrazioni di B. Lacombe
Pubblichiamo la seconda parte di un post in due episodi scritto da Silvia Ippolito e Marlisa Spiti e dedicato ai romanzi di Alice. Dopo aver parlato di Alice nel Paese delle meraviglie, vengono qui analizzate le caratteristiche di Alice attraverso lo specchio, un secondo romanzo che ha sempre Alice come protagonista e contenente episodi che poi - nelle versioni filmiche - sono stati fusi con quelli di Alice nel Paese delle meraviglie. Pur avendo varie caratteristiche e tematiche comuni al primo romanzo, Alice attraverso lo specchio ha almeno due differenze fondamentali: mentre il primo romanzo è ambientato sottoterra, il secondo si svolge appunto in uno specchio, dunque i paradossi logico-percettivi sono quelli della specularità, anziché essere giocati sul tema della gravità e dello sprofondamento fino agli ANTIDOTI, come diceva Alice confondendo antipodi e antidoti (gioco linguistico azzeccato, dato che tutta la sua avventura sarà anche una ricerca di antidoti e contro-antidoti per adattarsi al paese delle meraviglie). Il secondo elemento di differenza è il gioco cornice in cui è irretito il personaggio femminile della regina rossa (che nel primo romanzo era la regina cuori): qui è il gioco degli scacchi e non quello delle carte.


...Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò...




Passando ad Attraverso lo specchio, in questa seconda avventura Alice si catapulta nel “mondo dello specchio”, attraversando insieme alla sua gattina lo specchio del salotto di casa, e si trova coinvolta in una bizzarra partita a scacchi, divenendo infine persino regina. Scrive Antonio Faeti, a proposito di questo ulteriore viaggio: «Non è un’impresa riservata davvero a tutti, ci vuole coraggio per tentarla, ci vuole un’appassionata fantasia per portarla a compimento». 
Il secondo libro di Alice è un vero e proprio tentativo - il primo nella letteratura mondiale - di fondare interamente una narrazione romanzesca su pezzi di scacchi animati. I movimenti dei protagonisti corrispondono, pur non rigorosamente, alle mosse di una partita - ad esempio alla fine del percorso si parla di «arrocco delle tre regine» -, mentre le caratteristiche dei personaggi ricalcano quelle delle pedine. Le Regine sono affaccendatissime e corrono di qua e di là; i Re sono relativamente fermi e impotenti; i Cavalieri hanno la tendenza a cadere in terra; le traverse della scacchiera sono divise da ruscelli, mentre le colonne sono segnate da siepi. I pezzi degli scacchi completano le carte da gioco del primo libro; d’altra parte gli stupefacenti mutamenti di proporzioni di Alice sono sostituiti qui da altrettanto stupefacenti mutamenti di luogo. In comune con il motivo dello specchio, che riflette la realtà in maniera capovolta, gli scacchi hanno l’asimmetria nella disposizione dei pezzi tra avversari e riproducono al meglio la folle logica del mondo dello specchio.

La predilezione di Carroll per i contrasti si evince sin dalle prime battute della narrazione: un interno
invernale intiepidito da un camino acceso si sostituisce all’ariosa ambientazione primaverile del primo libro. Le due gattine, Kitty e Bucaneve, sono rispettivamente bianca e nera, proprio come i pezzi degli scacchi. Nel mondo dello specchio tutte le cose vanno alla rovescia, destra e sinistra si invertono costantemente, il treno viaggia all’incontrario e Alice, per avvicinarsi alla Regina Rossa, è costretta a camminare all’indietro. Il sogno che trascina Alice nella sua prima avventura diventa ora FINZIONE, gioco del “facciamo finta che...”, un passatempo fantasioso, coinvolgente a tal punto da diventare SOGNO, realissimo a sua volta. Credendo alla sua stessa invenzione, Alice approda al completo distacco dalla realtà quotidiana. È la stessa Regina Bianca a spronare Alice alla pratica dell’impossibile. Quando la bambina le obietta «non si possono credere le cose impossibili!», la Regina la rimprovera: «Mi sembra che tu non abbia molta pratica. Alla tua età io mi esercitavo mezz’ora al giorno. Certe volte arrivavo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione». Forse qui Carroll potrebbe avere un intento pedagogico ben preciso: l’esercizio alla fantasia - per citare Gianni Rodari - è una componente fondamentale dell’educazione del bambino che, per crescere, ha un profondo bisogno di visitare i regni del fantastico, di provare a spingersi oltre. 

Poco prima di congedarsi dal mondo dello specchio, divenendo Regina - cioè, fuori di metafora, adulta -, Alice si imbatte in un indimenticabile personaggio, il Cavaliere Bianco, che la scorta nell’ultimo tratto del cammino. Oltre a fungere da figura di collegamento fra i due libri (è un «trovarobe» che porta appesi alla propria sella gli oggetti caratteristici del paese delle meraviglie), il Cavaliere è alter-ego dello stesso Lewis Carroll. Il suo cervello funziona meglio quando vede le cose alla rovescia, e il suo motto («è una mia invenzione») ben si addice al fantasioso matematico autore dei romanzi. Il Cavaliere Bianco, unico personaggio a nutrire affetto genuino per Alice e a offrirle un’assistenza speciale, prefigura, con il suo poetico addio, l’addio di Carroll alla «bambina dei suoi sogni», ode che chiude il libro, poiché la vera Alice è destinata a diventare regina, donna, e allora l’Alice bambina sarà perduta per sempre. 
Il cavaliere bianco - classics-llustrated.com

Il libro si chiude con la cattura della Regina Rossa e lo scacco matto che segna la vittoria di Alice, dando una lieve sfumatura morale alla storia, poiché i pezzi bianchi sono personaggi buoni e gentili in contrasto con il temperamento feroce e vendicativo dei pezzi rossi. Il sogno giunge al termine, ma la domanda sull’identità del sognatore rimane aperta: chi sogna? Alice o il Re Rosso? D’altra parte, come scrive Carroll nella poesia conclusiva, «che cos’è la vita se non un sogno?». I due sogni paralleli di Alice e del Re Rosso - perché Alice sogna il Re, che a sua volta sogna Alice - rimarranno per sempre, nella fantasia dei lettori, indiscernibili e intrecciati.










Silvia Ippolito e Marlisa Spiti

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